Forse perché siamo entrati nella cosiddetta «era dell’acquario» o dell’umanitarismo e dell’apertura mentale senza pregiudizi, ma ancora una volta il grande schermo ci propone un film il cui leitmotiv è il senso di giustizia e di eguaglianza senza distinzioni di razza o di colore. Il film è tratto da una storia vera: siamo nel 1987 nella contea Monroe, in Alabama, dove l’uomo di colore Walter Mc Millan (Jamie Foxx) detto Johnny D viene ingiustamente accusato dell’omicidio mai commesso di una ragazza bianca di diciotto anni e messo in carcere nel braccio della morte «da cui nessuno esce». Si prende cura del suo caso, con forte determinazione e senza mai perdere la speranza, il giovane avvocato Brian Stevenson (Michael B. Jordan) laureato ad Harvard, anche lui stigmatizzato dal colore della pelle nera, che sceglie di rimanere in Alabama anziché intraprendere un brillante percorso di carriera più facilmente raggiungibile.
Il film, potente e commovente, è anche uno spaccato del vissuto dei condannati a morte nel carcere della contea che arriva a mostrare la violenta morte sulla sedia elettrica di un compagno di cella di colore, reduce dalla guerra nel Vietnam e afflitto da conseguenti problemi psicologici. L’irriducibile Stevenson, con l’aiuto della collega dalla pelle bianca, riesce ad ottenere dalla corte distrettuale un appello per l’imputato Johnny, dopo aver trovato le prove della falsa e corrotta testimonianza di un altro carcerato. Ciononostante la corte mantiene la sua posizione senza scagionare l’innocente Johnny D. Stevenson, anche lui segnato da un passato familiare nell’ombra delle crudeltà razziste; ma l’avvocato non demorde e persevera nella lotta per dimostrare a tutto lo stato dell’Alabama l’inconfutabile innocenza del suo difeso riuscendo ad ottenere, nel 1993, un appello alla corte suprema dell’Alabama per richiedere l’archiviazione del caso. Finalmente viene ribaltato il verdetto della corte distrettuale che aveva deciso di condannare a morte un innocente nero solo per definire il caso attraverso una soluzione facile e Johnny D viene scagionato ottenendo la libertà dopo ben sei anni di reclusione ingiusta.
Siamo nel sud degli Stati Uniti d’America, dove si vedono grandi spazi verdi, si sente un sottofondo di musica nera, è ancora presente il rumore delle navi della tratta degli schiavi nella memoria collettiva e le affollate famiglie di colore offrono il tè ai loro ospiti. Posti in cui il senso di libertà associato ai grandi spazi aperti è in dissonanza dalla chiusura di autorità giudiziarie spesso corrotte e prive della volontà di andare a fondo per la ricerca di una giustizia uguale per tutti. Ancora oggi nello stato dell’Alabama una persona su nove è innocente e tuttavia non esce viva dal braccio della morte. Ottima recitazione, grande forza illocutoria nei dialoghi. Un film che trasmette il concetto di giustizia. Voto 8
Mara Valsania
Nella foto: Bryan Stevenson e Walter McMillan
Il diritto di opporsi di Destin Daniel Cretton, con Bryan Stevenson, Walter McMillan, Eva Ansley, Ralph Myers, Tommy Champan, Anthony Ray Hinton, Herbert Richardson. Durata 136 minuti. Stati Uniti d’America 2019. Uscita: 30 gennaio 2020. Voto 8