Con una maggioranza del 58 per cento, che però sconta una significativa astensione tra gli aventi diritto al voto, la Svizzera extracomunitaria del Canton Ticino si pronuncia a favore della preferenza dei cittadini elvetici nell’accesso al lavoro. Le ragioni di natura economica si legano alla tendenza dei nostri connazionali ad accontentarsi di un trattamento retributivo inferiore a quello riconosciuto agli autoctoni. Uno stipendio di duemilacinquecento euro, secondo il sindacalista Giorgio Fonio, è ritenuto decoroso a Varese ma corrisponde alla soglia di povertà appena varcata la frontiera. Le tendenze xenofobe e i malumori etnici che si manifestano nel nostro paese come in gran parte del vecchio continente cominciano a ritorcersi contro coloro stessi che in patria le propugnano e all’estero le subiscono. Si porrà prima o poi un problema di coerenza.
N° 18 lunedì 26 settembre 2016