La preoccupante vicenda dell’infezione da nuovo coronavirus cinese, tuttora in pieno svolgimento, mette in evidenza, ancora una volta, la decisiva importanza di un servizio sanitario pubblico efficiente ed in grado di fronteggiare adeguatamente non solo eventi che sfuggono al controllo del singolo cittadino sia per la loro gravità che per il costo esorbitante dei loro trattamenti, ma anche vere e proprie calamità, come le epidemie o le pandemie da contagio infettivo che colpiscono la collettività in quanto tale e richiedono misure di igiene pubblica che solo lo stato è in grado di mettere in atto. Per una tale organizzazione occorrono infatti ingenti investimenti in pura perdita dal punto di vista economico perché il loro unico prodotto è rappresentato dalla salute dei cittadini, bene di incommensurabile valore, ma non commerciabile.Non abbiamo dubbi che anche questa volta il sistema sanitario nazionale, grazie soprattutto all’impegno dei suoi operatori, sarà all’altezza della sfida, ma non possiamo ignorare le difficoltà nelle quali si dibatte ormai da anni a seguito della continua riduzione del finanziamento pubblico che sempre più ne erode le capacità di intervento tempestivo ed efficace in molti eventi morbosi che fanno parte della quotidianità. La conseguente massiccia privatizzazione di importanti settori che consentono ragguardevoli quote di profitto mette in difficoltà i ceti meno abbienti e costituisce un grave arretramento del livello di protezione sociale nel nostro paese. In questo quadro negativo il previsto incremento nella manovra di bilancio 2020 di circa otto miliardi di euro per il Ssn nel corso dei prossimi tre anni, ancorché del tutto insufficiente, potrebbe rappresentare il segnale di una inversione di tendenza se accompagnato da una vera tassazione progressiva dei redditi e da adeguate politiche sanitarie.
Girolamo Digilio
Nella foto: l’ospedale romano Lazzaro Spallanzani