Raggi e nuvole sulla capitale

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Virginia Raggi e Beppe Grillo

Direttorio pentastellato a Roma, dove Beppe Grillo dovrebbe essere raggiunto da Davide Casaleggio. Mentre il sindaco M5S Federico Pizzarotti annuncia il suo distacco dal movimento e si accinge a correre in proprio, la situazione capitolina si fa ogni giorno più incandescente e assume un rilievo nazionale. Si gioca in Campidoglio una partita che riguarda le sorti del movimento grillino, che deve poter dimostrare la propria capacità di assumere dirette responsabilità di governo e di gestire la cosa pubblica. Intanto dalla scuola deifuturi dirigenti del Pd Matteo Renzi sferra l’attacco alla sindaca rivolgendole sarcastiche battute sulla gestione dei rifiuti affidata a elementi coinvolti nella inchiesta su mafia capitale. Con riferimento alla foto della Raggi sorpresa sul tetto, il segretario premier osserva che il problema non è quando sale ma quando scende. E così via: la battaglia continua.

L’argomento del giorno rimane però quello del referendum costituzionale che si celebrerà il 4 dicembre e che si presume debba ispirare dibattiti ampi e costanti. Si avvertono ancora gli echi del duello televisivo tra Renzi e Zagrebelsky, ma il dato che al momento risulta più evidente è che la sostanza del quesito non sembra essere stata percepita dagli elettori nella consapevolezza dei contenuti della riforma. Nonostante lo smarcamento personale del premier dalla vicenda referendaria, si pensa che bisognerà pronunciarsi a favore o contro l’iniziativa del governo, che per questa via potrebbe ottenere un riconoscimento popolare. Resta il fatto che la attuale maggioranza, seppure scaturisce dalle elezioni politiche vinte di misura dalla coalizione di centrosinistra, ha portato alla costituzione del governo di Matteo Renzi che però non era stato proposto in prima battuta in quanto il candidato era Pierluigi Bersani. Non essendo stato questi in grado di presentare al capo dello stato i numeri che gli garantissero la fiducia da parte di tutti e due i rami del parlamento, il risultato è stato ottenuto dapprima a favore di Enrico Letta e poi dello stesso Renzi. Questa la cronistoria: ma il referendum, si assicura, dovrebbe essere tutt’altra cosa. (lsb)

N° 26 martedì 4 ottobre 2016