Passata è la tempesta referendaria

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Giulio Andreotti. Suo il record di durata del governo per gli affari correnti

Il record mondiale di un paese senza governo appartiene al Belgio: cinquecentoquaranta giorni, dalle elezioni del 13 giugno 2010 al giuramento del nuovo esecutivo del 6 dicembre 2011. In questo periodo restava in carica, per la gestione degli affari correnti, il primo ministro  uscente Yves Leterme; il suo successore è stato l’attuale capo del governo Elio Di Rupo. In quel lungo periodo la vita è proseguita normalmente e c’è chi ha lanciato la provocazione che le cose siano andate meglio del solito. Vale dappertutto il principio di continuità e formalmente non vi è mai un vuoto di potere; nei fatti tuttavia l’estensione delle possibilità operative di un governo dipende dalle circostanze e soprattutto dalla volontà e correttezza delle persone e conseguentemente delle istituzioni che esse incarnano. In tutto questo il discorso sulle modalità di funzionamento di uno stato, soprattutto ai più alti livelli decisionali, si lega indissolubilmente ai principi fondamentali e inderogabili cui ogni ordinamento libero si ispira.

Adesso che la temperie referendaria si è placata, può essere tempo di più meditate riflessioni. Ma è utile uno sguardo alla dinamica dei fatti al di là delle rappresentazioni che possono essere state offerte nella prospettiva di catturare consensi sull’uno e sull’altro fronte.

Può ora ricordarsi che in quasi settanta anni la costituzione ha rivelato la bontà dell’impianto fondamentale che nessuna iniziativa di maggioranze contingenti è riuscita fin qui a scardinare. Possiamo precisare, per amore di verità, che nella storia repubblicana, se non andiamo errati,  vi sono stati 64 governi compreso l’attuale, ma solo 27 presidenti del consiglio, per cui la sbandierata instabilità dell’esecutivo è in buona parte apparente. Le crisi di governo, quando lo si è voluto,  sono durate l’espace d’un matin: quattro giorni tra Berlusconi e Monti nel novembre 2011, sei giorni in questo dicembre 2016 tra Renzi e Gentiloni. Ma quando non si è voluto i tempi sono stati diversi: 128 giorni tra Monti e Letta (dal 21 dicembre 2012 al 28 aprile 2013), 130 tra il 26 febbraio e il 26 giugno 1972. Il presidente era Giulio Andreotti che dopo la crisi successe a se stesso. (lsb)

 

N°99  venerdì 16 dicembre 2016