La conciliazione dopo lo strappo

1577
Il voto del sindaco di Roma, Virginia Raggi

Lo strappo è avvenuto e rischia di produrre conseguenze imprevedibili. La costituzione nata per unire è divenuta fonte di divisioni e ha spaccato i cittadini in due fronti contrapposti che poco o nulla hanno riguardato il nuovo testo della carta fondamentale. L’oggetto formale del quesito referendario, sulla cui effettiva conoscenza da parte dell’elettorato è più che lecito dubitare, si è trasformato in quello sostanziale della fiducia nell’azione del governo e della investitura popolare di Matteo Renzi quale leader incontrastato nella guida del paese.

I fatti stanno dimostrando il contrario di quello che veniva paventato: i mercati hanno reagito con una normale imperturbabilità seguendo le logiche economiche generali; le scelte della banca centrale più che all’Italia hanno guardato all’Europa e al mondo ed oggi pesano più le vicende barncarie che le evoluzioni interne dei quadri politici. Nello stesso ambito costituzionale si sta dimostrando l’esilità delle argomentazioni sui vizi strutturali del sistema: il bicameralismo non ha impedito che venisse concessa la fiducia tecnica sulla legge di stabilità e non impedirà la formazione di un esecutivo confortato dal voto parlamentare nel breve volgere di pochi giorni.

C’è tempo e spazio per orientare in senso costruttivo la dinamica della vita politica e sociale. Il comitato del no, come è probabile faccia anche quello del sì, si propone ora come un nuovo soggetto che rievoca i girotondi e che aspira a un ruolo consultivo ai più alti livelli. Ne possono nascere sedi qualificate di confronto che si riveleranno utili quanto più recupereranno serenità nel giudizio e compostezza nei modi. L’occasione è data per rimarginare le ferite di un’avventura giocata sul filo della stabilità e credibilità delle istituzioni. La volontà delle persone e la sincerità degli intendimenti valgono più di ogni legge scritta, anche se ben congegnata. Se poi si volesse tornare su questo terreno, si sarà capito che non si può procedere a semplici colpi di maggioranza.

Lillo S. Bruccoleri

 

 

N°91  giovedì 8 dicembre 2016