Alle 18 di ieri (ora italiana), giovedì 19 gennaio, ha giurato il nuovo presidente del Gambia, Adama Barrow, vincitore delle elezioni del 1° dicembre scorso. La cerimonia si è svolta nell’ambasciata del Gambia a Dakar in Senegal, alla presenza di numerosi diplomatici stranieri. Oggi entrerà nella carica Donald Trump, il cui giuramento preluderà all’insediamento ufficiale alla Casa Bianca. Le contestazioni non potranno influire sul naturale corso della storia negli Stati Uniti d’America; non così in Gambia, dove la situazione sta precipitando a causa del rifiuto dello sconfitto Yahya Jammeh di lasciare il potere che detiene dal 1994.
Il 18 gennaio il Senegal aveva schierato le proprie truppe sul confine con il Gambia dichiarandosi pronto a intervenire se Jammeh avesse persistito nel proprio atteggiamento. Nell’area è stato inviato da parte della Nigeria un supporto aereo e navale, mentre si attende una decisione del consiglio di sicurezza dell’Onu anche in ordine alla possibilità di un intervento armato per ristabilire la legalità nel paese africano, che appare dilaniato dalla nuova situazione.
Fonti del palazzo di vetro fanno sapere che l’intervento del consiglio di sicurezza non è necessario, essendo sufficiente una richiesta dello stesso Barrow di un intervento militare dall’esterno. A sostegno del nuovo corso gambiano sono schierati il Ghana e, come abbiano notato, il Senegal e la Nigeria. Una mediazione è stata tentata dalla Mauritania, ma i risultati non appaiono appaganti: si sarebbe rivelato infruttuoso l’intervento del presidente Mohamed Abdul Aziz e ora è davvero caos in Gambia, da dove sono già fuggite 26.000 persone, oltre ai 3.500 turisti britannici che stanno lasciando il paese.
N°131 venerdì 20 gennaio 2017