Il partito che non c’è

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Italian Prime Minister Giuseppe Conte holds a press conference to present the guidelines for the 2020 Italian budget. (Photo by Jacopo Landi/NurPhoto via Getty Images)

Il Governo canta vittoria. Il Pd canta vittoria. La Sinistra variegata canta vittoria. Il Centrodestra canta vittoria. Il M5S non canta più. È diventato afono e questa è la bella notizia delle elezioni regionali a nord e sud. Tuttavia la situazione politica risultante presenta stranezze che solo una nazione contorta come l’Italia riesce a nascondere sotto il tappeto della convenienza.

Il presidente Giuseppe Conte, che esordì come «avvocato del popolo», ha dimostrato di essere soltanto un buon avvocato di se stesso. Sarà pure cattedratico del diritto privato, ma del diritto pubblico è alle prime armi, anzi sembra ignorarne i rudimenti. Sparge ottimismo e dispensa sorrisi, ma ad occhi chiusi, come chi invece dovrebbe tenerli spalancati per dovere d’ufficio e come chi sempre sdottoreggia sulla Costituzione e sulla Democrazia finché gli conviene. Qual è il punto cruciale della questione, che non vogliono vedere sebbene sia alla luce come uno scheletro al sole del deserto? Noi abbiamo un Governo che ha una maggioranza parlamentare, il cui gruppo di maggioranza fu espresso da un partito che, in sostanza, non esiste più. E dunque cos’ha da cantare un Governo che si regge ormai su una finzione? Cosa aspettano le opposizioni a presentare in Parlamento una mozione di sfiducia così motivata? Sappiamo che una tale mozione sarebbe bocciata soprattutto dal «partito che non c’è più». Tuttavia le mozioni non servono soltanto allo scopo specifico. Perciò una mozione di sfiducia, nella presente situazione, servirebbe a richiamare l’attenzione del capo dello Stato e del popolo sul fatto che il Governo gode, per così dire, della fiducia di parlamentari che non solo non godono più della fiducia del loro elettori, ma addirittura hanno perso gli elettori stessi. Tutto questo ha poco a che fare con la democrazia rappresentativa. Gli stessi dirigenti dei partiti della maggioranza dovrebbero esporsi ed ammettere che le cose, così come sono, sono insostenibili. L’opinione pubblica, se l’avessimo degna del nome, dovrebbe ribellarsi, pretendere correttezza e linearità costituzionale. Temiamo che i media, dove il punto di vista genuinamente liberale viene sistematicamente ignorato, saranno presi dalle elucubrazioni sulla matematica elettorale e sulla politica politicante, mentre la purulenta ferita inferta alla democrazia da un Governo a faccia indietro marcirà nel disinteresse di forze politiche in tutt’altre faccende affaccendate.

Pietro Di Muccio de Quattro

Dal quotidiano L’Opinione delle Libertà di martedì 28 gennaio 2020

Nella foto: Giuseppe Conte