Un laboratorio di pensiero, iniziato ieri e in corso fino a lunedì, si sta tenendo a Dakar e Saint-Louis con la partecipazione di romanzieri, storici, filosofi e sociologi, per discutere sulle prospettive di sviluppo economico e culturale dell’Africa nel contesto mondiale. L’iniziativa, che si deve a due ricercatori, il senegalese Felwine Sarr e il camerunense Achille Mbembe, rientra nell’ambito di incontri annuali che dovrebbero consentire di mettere in relazione gli intellettuali che per lo più lavorano in isolamento. Tra gli ospiti di quest’anno, troviamo le più grandi figure intellettuali dell’Africa e della sua diaspora nelle persone di Souleymane Bachir Diagne, Mamadou Diouf, Leonora Miano, Françoise Vergès, Abdourahman A. Waberi Sami Chak, Célestin Monga o Alain Mabanckou.
Nel suo volume Afrotopia, pubblicato nella scorsa primavera, Sarr invita l’ Africa , la sua gente e la sua società ad avere fiducia in se stesse e a superare con forza e determinazione il retaggio delle ideologie coloniali e imperialiste che hanno afflitto il continente per più di quattro secoli.
Si tratta di andare avanti nel processo di decolonizzazione mentale avviato negli anni sessanta-settanta da filosofi e scrittori africani come il kenyano Ngugi wa Thiongo, il camerunense Fabien Eboussi Boualaga, il ghanese Kwasi Wiredu.
Non si ignora che a mezzo secolo dalla indipendenza della gran parte dei paesi permane una sorta di disaccordo scontato, che dal punto di vista teorico ha portato alla perpetuazione di sistemi universitari e scolastici ereditati ereditati dalla colonizzazione.
Il filosofo camerunense Jean-Godefroy Bidima sottolinea che questo sistema di istruzione ha prodotto una élite postcoloniale alienata che stenta a emanciparsi. Ma ora una nuova generazione di ricercatori, cui appartengono i promotori degli incontridi Dakar, si muove con un approccio rinnovato che cerca di sviluppare concetti innovativi al fine di comprendere le realtà africane e pensare la loro inclusione in un mondo globalizzato.
L’evento si pone dunque come un momento centrale del pensiero critico che tende a espandere gli orizzonti per costruire un mondo condiviso abbattendo i muri che sono stati eretti l’uno contro l’altro In tale contesto v’è spazio per l’ottimismo verso un futuro luminoso.
N° 50 venerdì 28 ottobre 2016