I primi cento giorni di Rody

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Il giuramento del presidente filippino Rodrigo Dutarte, insediatosi dopo una larga investitura popolare

Un sondaggio per i primi cento giorni di Rodrigo Dutarte alle presidenza delle Filippine rileva un forte consenso alla sua politica con il  76 per cento al netto dei contrari e degli indecisi.  Eppure i suoi toni e soprattutto le sue azioni rivestono il carattere della brutalità: la lotta ai narcotrafficanti si è tradotta  fin qui in tremila esecuzioni sommarie e non accenna ad arrestarsi. Nei giorni in cui si discute sulla distruzione a Braunau in Austria della casa natale di Adolf Hitler, Durarte ha dichiarato che la sua guerra contro la droga può emulare gli stermini nazisti; nello stesso tempo accredita la sua immagine di padre amorevole della patria. Prima della visita di stato in Cina, nel meeting con la comunità filippina a Brunei Darussalam, davanti a settemila connazionali plaudenti a molte sue battute, ha rilanciato l’idea di legami speciali e relazioni commerciali con i suoi vicini. Continuano però forti dissapori con i paesi occidentali e specialmente con gli Stati Uniti, arrivando persino agli insulti nei confronti di Barack Obama, anche se temperati da successive attenuazioni attraverso parole di scusa che non incidono sulla sostanza.

N° 40 martedì 18 ottobre 2016