Pare che per l’ineffabile Massimo Franco il problema non sia uscire dalla stretta dell’emergenza sanitaria e della successiva crisi economica, ma quello di scagliare anatemi, bolsi e retorici, contro il cosiddetto populismo che tempo fa D’Alema propose, inascoltato, di bandire dal lessico politico. Ma il termine serve alla polemica ottusa, pretestuosa, nutrita di slogans, sintomo di un manicheismo di maniera che vorrebbe riempire dogmi abbondantemente svuotati dai fatti. Oggi si vada ad elemosinare in Europa, scrive il Franco, ci si accontenti del Mes, proposto dai padroni tedeschi e relativi satelliti. Ma ci sarà una ragione di tanto accanimento a far accogliere quello strumento e di sbarrare la strada del ricorso agli eurobond che avrebbe segnalato l’esistenza di uno spirito comunitario che si dimostra nullo. E in quale circostanza storica! Ci pensino gli europeisti alla Franco, pronti sempre e comunque a piegarsi al padrone che sta a Berlino. Con tanti saluti alla sola ipotesi di vedere, in lontananza almeno, gli Stati Uniti d’Europa. Ipotesi che la Storia esclude, cullata tuttavia da tecnocrati e anime belle. Prigionieri – loro sì – di un europeismo insensato, «figlio di un altro tempo».
Giovanni Corradini
Nella foto: Angela Merkel