La duma, il parlamento russo, ha accolto con un applauso la notizia della elezione del repubblicano Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Sono note le posizioni favorevoli a Trump manifestate a Mosca, così come è largamente conosciuto e pubblicizzato il sostegno alla democratica Hillary Clinton concesso più o meno apertamente da molti leader europei compresi quelli italiani. Lo scenario internazionale che si apre, se il disgelo Usa-Russia avesse sviluppi concreti, è quello di due superpotenze in mezzo alle quali si trova territorialmente una Europa virtualmente schiacciata e destinata ad annullare la propria incidenza nella grande politica mondiale. Basterebbe questo ad aggiungere un’altra ragione alla urgenza di una unione federale del vecchio continente, che però non sembra in grado di uscire dalle logiche ragionieristiche e dalle prevalenze degli interessi nazionalistici. Intanto dalla Russia giungono segnali di prudenza, stando almeno alle dichiarazioni del vice ministro degli esteri Serghiei Riabkov, che nell’annunciare la disponibilità a un dialogo costruttivo per la cooperazione sottolinea che non vi è alcuna euforia e mette in guardia contro l’impressione che si stiano coltivando speranze rosee. Ad attenuare la portata di queste dichiarazioni è il livello della fonte, di minore importanza rispetto al presidente Putin che invece è stato il primo leader mondiale a complimentarsi con lo stesso Trump.
N°64 venerdì 11 novembre 2016