Oggi il Bataclan rimarrà chiuso per onorare il ricordo non solo dei novanta spettatori caduti sotto i colpi di kalashnikov, ma di tutte le centotrenta vittime dei terroristi islamici che hanno sferrato il loro attacco a Parigi esattamente un anno fa, in quella terribile serata del 13 novembre. Ma ieri sera, per un’ora e mezzo, la riapertura del teatro è avvenuta con un concerto eccezionale e molto sentito. Sul palco Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting, si è esibito con i suoi pezzi migliori.
Questo l’esordio: «Abbiamo due cose da fare stasera: rendere omaggio ai morti e celebrare la vita». Un minuto di silenzio e poi spazio alla musica. Si comincia con Fragile, un brano dell’ottantasette: «Se il sangue scorrerà, quando la spada incontrerà la carne, seccandosi al sole della sera, la pioggia di domani laverà via le macchie; ma qualcosa rimarrà per sempre nelle nostre menti».
Si prosegue con Message in a bottle (Messaggio in una bottiglia) e via via con altri indimenticabili successi: Every breath you take (Ogni respiro che fai), So lonely (Così solitario). E ancora Roxanne: «Roxanne! Tu non devi avere niente a che fare – con quella luce rossa, – cammini per le strade per soldi, – non t’importa che sia giusto o sbagliato. – Roxanne! Tu non devi indossare quel vestito stanotte. – Roxanne! Tu non devi vendere il tuo corpo alla notte. – I suoi occhi sul tuo viso, la sua mano sulla tua mano, – le sue labbra accarezzano la tua pelle, – è più di quanto possa sopportare! – Perché il mio cuore piange? – Sensazioni che non posso combattere! – Sei libera di lasciarmi ma – ma allora non ingannarmi! – E per favore credimi quando ti dico che ti amo. – Roxanne! Tu non devi avere niente a che fare – con quella luce rossa! – Tu non devi indossare quel vestito stanotte! – Tu non devi avere niente a che fare – con quella luce rossa! – Tu non devi indossare quel vestito stanotte! – Roxanne! Roxanne! Roxanne! Roxanne! Perché il mio cuore piange? – Sensazioni che non posso combattere! – Roxanne! Roxanne!»
Si applaude e si piange. E di nuovo si torna a cantare: le emozioni della vita che nulla può arrestare. Il concerto volge al finale: il cantautore britannico solo alla chitarra intona The empty chair (La sedia vuota), dedicata al fotografo James Foley ucciso in Siria e a tutti coloro che hanno perso una persona cara. «Ma c’è un raggio di luce in cui io conto i miei giorni. – Quindi non disperate della sedia vuota – e in qualche modo io ci sarò».
Un’altra volta, in quella stessa Parigi oltraggiata con il criminale spargimento di sangue innocente, c’erano di tutti, dal palco alla platea, e nelle tante ideali sedie vuote, a scandire con immutata commozione e speranza: «Grazie Bataclan».
N°66 domenica 13 novembre 2016