Film mai banali, sempre originali, profondi, tematiche su cui riflettere. Un regista e poliedrico artista che ha segnato la storia del cinema. I suoi dieci capolavori sono stati dei veri cult per noi della generazione X.
Ricordo ancora quando guardai «Elephant man» per la prima volta, credo su Rete 4, facendo le ore piccole con le lacrime che mi scendevano sul viso. «Io non sono un animale»: una frase divenuta antonomastica tra noi ragazzi degli anni ottanta
Così come non dimentico l’attesa della serie televisiva «I segreti di Twin Peaks» con il payoff: «Chi ha ucciso Laura Palmer»? Con la nonna non vedevamo l’ora di vederla dopo tutti quei promo che passavano su Canale 5.
Nel 1990 uscì «Cuore selvaggio», un atipico road movie, che vinse la palma d’oro a Cannes. Difficile dimenticare la giacca di pitone dalle squame vissute, indossata dal protagonista Nicolas Cage, che trasmetteva l’odore di quella libertà anticonvenzionale verso cui migravano i nostri pensieri.
Così pure è icastica l’esibizione di un’insolita Isabella Rossellini, mentre canta «Blu Velvet» nel lungometraggio dall’omonimo titolo.
Lynch è stato un must per il cinema d’autore. Le trame e le immagini iconiche dei suoi film erano argomenti di conversazioni ricercate da tenere con gli amici più veri, quelli che scavavano dentro una parentesi, quelli che ascoltavano e sentivano sulla pelle le sue colonne sonore, quelli che per le generazioni attuali sono legami anacronistici e sconosciuti.
Ci mancherà la sua firma: David Lynch.
Mara Valsania
Nella foto: Laura Palmer (Sheryl Lee)
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