La ribellione del marchigiano

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Il direttore dell’agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini ha rassegnato le dimissioni al ministro Giorgetti, dicendosi stanco che funzionari dello stato siano definiti «estorsori di un pizzo di stato», come l’aveva appellato la presidente Meloni in un comizio dell’anno scorso.

I rapporti tra l’agenzia e il governo erano già tesi, dunque, ma sono definitivamente peggiorati quando sono partiti accertamenti fiscali a coloro i quali fatturano meno di quindicimila euro e hanno partita Iva.

Ruffini sostiene che la tassazione è sempre decisa dal legislatore e che il fisco esegue solo ordini, introducendo un altro concetto, ossia che i cittadini onesti ricevono un danno dagli evasori fiscali, non dai funzionari incaricati dei controlli.

Sembra che la politica non voglia neanche rendere merito al grande lavoro effettuato dall’agenzia delle entrate dal 2020, ossia dall’inizio della presidenza Ruffini, che ha voluto spingere sull’acceleratore dell’innovazione l’intero sistema fiscale: pensiamo solamente alla fatturazione elettronica, ormai obbligatoria, o alla dichiarazione dei redditi precompilata, a regime da anni. Né tanto meno si ammette che negli ultimi quattro anni la lotta all’evasione fiscale abbia apportato una crescita considerevole degli introiti.

Particolarmente critico è stato Gasparri, il presidente dei senatori azzurri di palazzo Madama, sostenendo che Ruffini non dovrebbe prendersi meriti che invece spettano al governo e alle sue politiche di lotta all’evasione: anzi ha fatto bene a dimettersi, in virtù delle iniziative politiche che ha assunto e che nulla hanno a che vedere con l’incarico che ricopriva.

Ruffini ha replicato a Gasparri che non è sua intenzione scendere in politica per qualsivoglia compagine perché tornerà a svolgere la sua professione di tributarista e che vuole rivendicare con forza solamente il diritto a spiegare le proprie posizioni, dato che la lotta all’evasione fiscale sembra ormai una colpa.

Non era mai successo che un esattore delle tasse – un «marchiciano», come si diceva a Roma, perché papa Sisto V de Grottammare aveva messo i suoi conterranei a riscuotere i tributi – se ribellasse in questo modo e lasciasse l’incarico!

Nella foto: Ernesto Maria Ruffini

Monica Bartolini

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