Il candido Taj Mahal sta diventando verde scuro

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Taj Majal at sunrise in Agra, India.

OGGI SEI ANNI FA

L’ultimo rapporto dell’istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace ha rilevato un aumento delle spese militari nel mondo che raggiungono 1.739 miliardi di dollari. I cinque paesi che hanno investito di più risultano essere Stati Uniti, Cina, Arabia saudita, India e Russia: il loro impegno finanziario rappresenta il 60 per cento del totale. Il rapper Kanye West, amico di Donald Trump, ha definito una scelta la schiavitù che per secoli ha afflitto gli afroamericani; scontate le reazioni, tra cui quelle della Naacp, l’organizzazione statunitense per i diritti della gente di colore, la quale ha precisato che i neri hanno combattuto contro la schiavitù da quando per la prima volta sono approdati sul nuovo continente. Il presidente palestinese Abu Mazen si è attirato l’ira israeliana dopo aver assunto posizioni negazioniste, nelle quali sono stati denunciati accuse e stereotipi propri del classico antisemitismo; avrebbe in particolare sostenuto che l’olocausto è stato causato da alcuni comportamenti sociali tenuti dagli ebrei come l’usura, le banche e cose del genere. Sta cambiando colore il Taj Mahal, mausoleo costruito nella prima metà del seicento dall’imperatore Mughul Shah Jahan in memoria della moglie Mumtaz Mahal: la corte suprema si è rivolta al governo centrale perché siano convocati esperti stranieri in grado di garantire il bianco del marmo che tenderebbe verso sfumature sul verde scuro. In Francia chiude dopo centotrentanove anni il servizio telegrafico, soppiantato dalle nuove forme di comunicazione come e-mail, sms o chat; la stessa cosa era già avvenuta in Belgio e Germania, ritenendo i telegrammi ormai desueti. All’Olimpico si è giocata una vibrante partita tra Roma e Liverpool: si qualifica per la finale la squadra gaelica, ma vince lo sport: le due tifoserie incoraggiano i propri giocatori, che a loro volta ringraziano per il sostegno ricevuto.

Nella foto: il Taj Mahal