Un contagio da evitare

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Nel ridondante dibattito  in corso sulla infezione da coronavirus o covid-19 o nuovo coronavirus non sono ancora chiaramente emersi alcuni dati epidemiologici di capitale importanza per la definizione delle reali caratteristiche cliniche e prognostiche.

Contrariamente a quanto affermato, purtroppo anche da «addetti ai lavori» (addirittura virologi intervistati in frequentati talk show), la malattia da coronavirus non è «poco più che un’influenza stagionale», ma è molto più seria in una significativa percentuale di casi, sia per la gravità del decorso «normale» – in quanto colpisce selettivamente il tessuto polmonare – sia per gli esiti, in particolare per il tasso di mortalità, di gran lunga più elevato rispetto a quello dell’influenza stagionale. Dai dati dell’Istituto superiore di sanità risulta infatti che in Italia nella stagione 2018-2019 i deceduti per influenza stagionale su circa otto milioni di persone colpite sono stati circa ottomila, pari all’uno per mille, mentre dai dati, non definitivi, finora raccolti risulterebbe che il tasso di mortalità da nuovo coronavirus è intorno al 3,4 per cento in Italia e al 2-3 per cento nel mondo, pari al venti o trenta per mille dei colpiti, cioè circa venti-trenta volte superiore al tasso di mortalità per influenza stagionale. Ciò significa che se la diffusione del contagio non dovesse essere contenuta il numero dei deceduti potrebbe raggiungere dimensioni drammatiche, cioè venti-trentamila deceduti su ogni milione di persone eventualmente colpite dal virus.

Tutto ciò non deve spaventare purché si tenga ben presente che, in mancanza di un vaccino e di un farmaco antivirale specifici ed efficaci, un elemento decisivo per ridurre questi drammatici esiti sarà rappresentato dalle drastiche misure di restrizione delle manifestazioni pubbliche da parte dei competenti organi istituzionali e soprattutto da una adeguata e severa modificazione dei comportamenti individuali, compresa una significativa riduzione dei contatti-contagi interpersonali non essenziali da parte dei cittadini. Ciò potrà avvenire a condizione che ciascuno si comporti con il più grande senso di responsabilità, con il dovuto rigore e con la necessaria coerenza rispetto alle premesse.

La nuova infezione sarà perciò «poco più che un’influenza stagionale» soltanto se, grazie ai nostri comportamenti, riusciremo a limitare il numero dei colpiti dal virus a poche centinaia di migliaia di persone, non più di quattrocentomila, e quindi a limitare il numero dei deceduti a ottomila, uguagliando con il due per cento il dato della stagione 2018-2019.

Personalmente sono convinto che le drastiche misure restrittive già adottate e quelle che via via si renderanno necessarie, insieme con gli adeguati comportamenti da parte dei cittadini, consentiranno di interrompere in più punti la catena di trasmissione del contagio e conseguentemente di ridurre altrettanto drasticamente la malattia e le sue nefaste conseguenze.

Se tutto ciò avverrà sarà stato già un grande successo, ma non potrà non avere un esorbitante costo economico che, tutto sommato, converrà pagare.

Girolamo Digilio

Nella foto: la galleria Vittorio Emanuele II di Milano