Ho seguito con compiacimento nel corso della trasmissione Un giorno da pecora (Radio 1, 26 febbraio) l’intervista alla onorevole Alessia Morani. Una interlocuzione da vera signora con quei simpatici… provocatori che conducono la rubrica. Serena e distaccata, non un cenno di rivalsa o risentimento (diversamente da altre sue colleghe) per la mancata riconferma a sottosegretario. Con un lodevole richiamo alla saggia riflessione della mamma («non è un male, avrai più tempo di pensare a te stessa») e un pregevole riferimento al ruolo di parlamentare che la Morani continuerà a svolgere e che certamente può permettere di operare per il territorio e le sue popolazioni in modo incisivo. Talvolta anche in misura superiore ad altre cariche. E non è mancato anche un cenno (peraltro in risposta ad una specifica domanda), con nonchalance, alla mancata telefonata dai vertici sulle decisioni adottate dal partito. Questo, mi permetto di dire, è un punto davvero dolente. Non so se è un segno dei tempi così trasandati, così abbandonati alla sciatteria nel linguaggio, nel vestire e nei comportamenti. Non è il caso di fare raffronti storici. Ma in altri periodi non sarebbe mancato un preventivo contatto in cui sarebbe stato espresso, magari anche con pizzico di affettuosa… ipocrisia, «profondo rincrescimento per la dura, ma inevitabile decisione», in cui sarebbero state spese «lodi per l’operato svolto» ed anche fornita la «assicurazione che alla prima occasione utile avrebbe avuto luogo un doveroso recupero». Aria fritta ? Forse. Ma il rispetto per le persone e la loro dignità venivano salvaguardati.
Giorgio Girelli
Presidente emerito del conservatorio statale Rossini di Pesaro
Nella foto «storica»: l’allora assessore provinciale alla istruzione in visita al conservatorio Rossini con Giorgio Girelli (presidente) e Maurizio Tarsetti (direttore)