Un centinaio di gilet arancioni incuranti del divieto di assembramento si raduna a Milano chiedendo tra l’altro il ritorno alla lira italica e l’avvento di un governo votato dal popolo. La questura promette di identificare e denunciare i contestatori per violazione del decreto contro la diffusione virale; il sindaco Beppe Sala parla di un atto di irresponsabilità in una città duramente provata. Nella capitale duecento persone partecipano alla marcia su Roma e vengono isolate senza riuscire a raggiungere gli obiettivi di palazzo Chigi e Montecitorio; la protesta ha chiari contorni negazionisti: traditori, ridateci la libertà; il virus non esiste, è un trucco per inventare la crisi; è tutto un disegno politico, economico e sociale, perché vogliono venderci alla Cina. L’ispiratore nazionale del movimento è il palermitano Antonio Pappalardo, con un passato di generale dei carabinieri e di sottosegretario socialdemocratico, che ora si richiama ai diritti costituzionali di libertà e dignità.
Lillo S. Bruccoleri
Nella foto: Antonio Pappalardo