Sembra quasi inverosimile che nei «nostri» anni venti (non parlo del secolo scorso) possano ancora esistere realtà simili. Eppure Ken Loach nel suo ultimo lungometraggio Sorry we missed you lo grida agli spettatori del grande schermo con una storia molto cruda, narrata in stile documentaristico. Il tema sociale affrontato riguarda le dinamiche estreme di una dura e spietata realtà lavorativa che coinvolge un padre di famiglia che vive a New Castle (Regno Unito) insieme con la moglie e i due figli maschio e femmina. È un film di denuncia di rapporti lavorativi in cui vige ancora lo schiavismo senza alcuna tutela sociale e che finisce per trasformare in modo distruttivo le relazioni familiari dei protagonisti. L’approccio filmico di Loach fotografa, quasi in presa diretta, un tema che purtroppo è ancora vergognosamente attuale; se avesse utilizzato la scrittura potrebbe assomigliare ai Malavoglia di Giovanni Verga o ai Miserabili di Victor Hugo, capolavori letterari del passato: realtà simili, separate solo da una diacronia temporale, forse nascoste, ma ancora drammaticamente vere. Il finale non è volutamente un finale proprio perché si tratta di verismo filmico e non c’è nulla di romanzato. Personalmente non conoscevo molto il regista e non è il mio genere preferito, ma il film è ben costruito e colpisce l’animo degli spettatori.
Mara Valsania
Nella foto: Ken Loach e il cast a Cannes
Sorry we missed you di Ken Loach, con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor. Durata 101 minuti. Regno Unito-Belgio-Francia 2019. Uscita: 2 gennaio 2020. Voto: 7