A Mosca il mundial senza l’Italia

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Il saggista americano Francis Fukuyama mette in guardia contro l’emergenza del populismo che in Europa e negli Stati Uniti minaccia il modello politico liberale provocando il fenomeno della recessione democratica. L’era della tolleranza zero annunciata dal premier spagnolo Pedro Sanchez ha cominciato subito a colpire: il primo a cadere sotto la scure del nuovo corso è stato il ministro della cultura e dello sport Maxim Huerta, costretto alle dimissioni per una vecchia storia di recupero fiscale di duecentoventimila euro; due ore dopo è stato nominato il nuovo ministro José Guirao, direttore del museo Regina Sofia. Si lascia tentare dalla politica Tiémoko Assalé, direttore del settimanale satirico «L’Eléphant déchaîné», diffuso in Costa d’Avorio sul modello del parigino «Le Canard enchaîné»: ha al proprio attivo, tra l’altro, la rivelazione del gigantesco sistema di frode organizzato ad Abidjan da parte di funzionari della dogana. Inizia a Mosca il mundial senza l’Italia: l’incontro inaugurale tra Russia e Arabia Saudita si svolge alla presenza di un folto pubblico, arricchito anche dai nostri connazionali che si erano prenotati per l’evento e per nulla scoraggiati partecipano puntuali alla festa sportiva con il solo imbarazzo della scelta di una squadra per cui tifare. Il Marocco non desiste: bocciata la candidatura per l’organizzazione dei mondiali nel 2026, la ripropone per il 2030: la dichiarazione è stata affidata al ministro della gioventù e dello sport  Rachid Taibi Alami su indicazione del re Mohammed VI. Votata a casa Bellonci la cinquina del premio Strega; sono, nell’ordine di graduatoria delle preferenze: Helena Janeczek con «La ragazza con la Leica» (Guanda), Marco Balzano con «Resto qui» Einaudi), Sandra Petrignani con «La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg» (Neri Pozza), Lia Levi con «Questa sera è già domani (Edizioni e/o) e Carlo D’Amicis con «Il gioco» (Mondadori).

Lillo S. Bruccoleri