De Paolis vince il premio Verdone a Lecce

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Oggi è la volta del Montenegro: si vota per eleggere il capo dello stato; grande favorito il leader socialista Milo Djukanovic, che in venti anni ha assolto sei mandati da premier e uno da presidente. Salvato per l’immunità diplomatica da una inchiesta poi archiviata condotta dai magistrati di Bari in una vicenda di contrabbando di sigarette, si è rivelato un politico abile e autorevole: gli altri candidati sono sei, tra cui per la prima volta una donna. Contestata in Ungheria la vittoria del leader nazionalista Viktor Orban, che grazie al premio di maggioranza ha ottenuto 134 seggi su 199 in parlamento: in terra magiara il beneficio scatta oltrepassando la soglia del 50 per cento dei voti. Il patriarca di Mosca Kirill, nel comunicare di avere parlato con papa Francesco, ha dichiarato che la chiesa ortodossa russa intende continuare il dialogo con il Vaticano per fermare lo spargimento di sangue in Siria. La diocesi di Assisi, con le famiglie francescane e le istituzioni cittadine, ha indetto per venerdì 27 aprile una giornata di preghiera. Si è svolta a Lecce la nona edizione del premio Mario Verdone istituito dal festival del cinema europeo insieme con la fondazione centro sperimentale di cinematografia e il sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani. Nell’occasione Moni Ovadia e Cosimo Damiano Damato hanno lanciato un appello per la beatificazione di don Gallo, il prete degli ultimi che avrebbe compiuto novanta anni. Ha vinto Cuori puri di Roberto De Paolis: un film intenso e insieme carico di realismo che rivela con l’attualtà del tema una capacità narrativa forte fin dalle prime inquadrature.

Lillo S. Bruccoleri