Europa unita nelle sue divisioni

2026
Il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker colto nell’attimo in cui si accinge a firmare di proprio pugno la dichiarazione sottoscritta dai ventisette paesi che attualmente compongono la Ue

Concluse le celebrazioni per il sessantesimo anniversario dei trattati di Roma, si riprende la normalità istituzionale che sconterà i soliti problemi, mentre la dichiarazione comune traccia un orientamento per il futuro che sarà tutto da verificare nei fatti. Un segnale è stato ostentato dal presidente della commissione Jean-Claude Juncker, che non ha usato la stessa penna dei rappresentanti dei singoli stati ma ha preferito firmare con la propria, rendendo chiara la sua irriducibile visione eurocentrica.

Restano sul tappeto gli argomenti scottanti tra cui spicca quello della accoglienza per i migranti. Tuttavia un tassello, per quanto esile, è stato aggiunto per costruire una Europa migliore. Il nostro premier Paolo Gentiloni ha sostenuto che la dichiarazione di Roma è tutt’altro che banale ed è impegnativa su molte sfide che abbiamo davanti. Potrà essere disattesa, ha ammesso, ma non è banale ed è chiara nel riconoscere la necessità di prevedere diversi livelli di ambizione nell’integrazione. Si riaffaccia il tema della Europa a due velocità che è tra i più spinosi in questa fase storica, mentre sta per essere formalizzata la richiesta del Regno Unito di uscire dalla Ue dando così inizio al relativo processo e alle connesse trattative che potranno richiedere i due anni previsti per queste ipotesi.

Matteo Renzi sottolinea che l’Europa è la più grande conquista della politica mondiale del ventesimo secolo, ma aggiunge che la Ue così come è non funziona. Negli ultimi dieci anni si sono sbagliate  quasi tutte le politiche economiche. Viene ribadito che la austerità è stata disastrosa.

N°187 lunedì 27 marzo 2017