I magnifici sette della sinistra

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Ai nastri di partenza i concorrenti alle primarie del partito socialista francese per la candidatura alla presidenza della repubblica: Montebourg, Bennahmias, de Rugy, Hamon, Peuillon, Valls e Pinel

Edipo uccide ancora

Matilde Azzacconi

Dieci gennaio 2017. Pontelangorino, un piccolo paese in provincia di Ferrara, grande patria di cultura, arte, nobili origini, benessere. Salvatore Vincelli (cinquantanove anni) e la moglie Nunzia Di Gianni (quarantacinque) sono stati barbaramente uccisi nel sonno. Eppure, dietro l’apparente scenario di serenità e prosperità, la mostruosità del male uccide senza pietà.

Grandi drammaturghi, letterati e scienziati quali Sofocle, Dostoevskij, Jacobs, Freud hanno scritto famose pagine sul parricidio o sul matricidio per ricordare la tragedia di Edipo. Cambia scenario, cambiano i tempi e i luoghi, cambiano gli attori. Ma il dramma familiare si ripete con sempre maggiore atrocità. La vita reale di oggi ci ricorda come il dramma continua a ripetersi e i vari Edipo di turno continuano a recitare il copione della loro tragedia umana.

Dopo il delitto, i due giovani complici hanno giocano con la play station. La loro realtà del dramma compiuto è stata negata e rimossa, come un qualunque film dell’orrore che si possa vedere con la play station.

No sentimenti. No sensi di colpa. No rimorsi. No paura. Con freddezza hanno continuato le loro abitudini nella strada del male.

Riccardo viene descritto dai compaesani che lo conoscevano come un ragazzo un po’ viziato, sempre elegante, svogliato, senza senso di responsabilità verso la famiglia e verso la scuola; ma nel complesso un ragazzo che non faceva trasparire gravi drammi interiori, come tanti altri della sua generazione. Nessuno avrebbe mai sospettato in lui tanto malessere esistenziale contro la famiglia.

I due genitori uccisi erano conosciuti in paese come due persone «nella norma»: due grandi lavoratori; gestivano un ristorante; erano molto impegnati nel lavoro; come tanti altri genitori erano preoccupati soprattutto degli aspetti di sopravvivenza materiale della vita, specialmente in un momento socio-culturale come l’attuale; volevano dare tante sicurezze al futuro del figlio. Ma pretendevano e si aspettavano riconoscenza e dedizione da Riccardo, forse con eccessiva severità e poche formule psicopedagogiche. Davano quello che sapevano dare. I loro valori erano quelli che avevano ereditato dai genitori. Forse hanno commesso tanti errori nella crescita del figlio. Ma, come ogni genitore, erano convinti di essere dei buoni genitori. Non accettavano che il figlio tradisse le loro aspettative e che non si uniformasse al loro modello familiare. Volevano che il figlio studiasse e che avesse un futuro migliore del loro. Quanti genitori sono convinti dello stesso pensiero? Quanti genitori sbagliano senza consapevolezza, anzi, al contrario, convinti di agire per il bene dei figli? Se pensiamo che anche la grande Maria Montessori, la più famosa psicopedagogista italiana, ha abbandonato il figlio, forse possiamo perdonare anche quei genitori che per ignoranza o impreparazione al difficile sbagliano, convinti di dare amore. Molti genitori sono presi dagli impegni del lavoro; hanno poco tempo per i figli o la famiglia; non sanno parlare; non sanno ascoltare; non sanno capire.

Si reagisce contro la propria inadeguatezza genitoriale o con la punizione eccessiva, che è la reazione più facile e immediata, o con l’ipercompensazione al vuoto affettivo, con lassismo e trascuratezza o troppo permissivismo per ripagare i propri sensi di colpa. Presenti fisicamente ma non affettivamente.

I figli hanno bisogno di figure genitoriali autorevoli, presenti moralmente, modello di regole e legalità, capaci di prendersi cura con affettività e giuste punizioni se necessario. Il vuoto affettivo viene compensato con la dipendenza dal computer, dai giochi, dai vizi: dal niente. Perché dietro l’apparenza la loro vita è niente. Dietro la maschera del forte o del bullo ci sono il vuoto e la paura.

 

N°124 venerdì 13 gennaio 2017