Il gruppo di Visegrad comprende quattro paesi: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Appartengono tutti alla Unione europea, ma al suo interno costituiscono una piccola comunità che si presenta con posizioni condivise che ne rafforzano il peso complessivo. Insieme con l’attività governativa un ruolo attivo viene svolto dai rispettivi parlamenti, i cui presidenti si sono riuniti stabilendo di collaborare più intensamente per scambiarsi le informazioni e unificare le loro politiche a beneficio dei cittadini. L’incontro, di cui si sottolinea il carattere informale, è avvenuto nella città polacca di Premysl, ma è stato commentato con vivo interesse in tutti questi paesi. In particolare hanno avuto un’eco significativa le dichiarazioni del presidente del parlamento nazionale slovacco Andrej Danko, il quale ha posto l’accento sulla intensificazione della comunicazione. Sono stati affrontati temi più concreti entrando nel vivo delle singole specificità: la Slovacchia deve regolamentare meglio i prelievi fiscali, l’Ungheria pensa a una tassa sulle telecomunicazioni e in Polonia si sta valutando la riduzione della età pensionabile.
Non è un mistero che la impostazione oligarchica e burocratica di Bruxelles è oggetto di crescenti rivisitazioni critiche, mentre si pone con forza la questione della sovranità degli stati nazionali. La vicenda della Brexit è qualcosa di più di un segnale e non esprime un semplice malumore circoscritto a poche situazioni. L’orizzonte si amplia e investe lo scenario internazionale su un piano più generale. Significativo risulta l’impegno del premier ungherese Victor Orban, che attraverso il suo capo di gabinetto Janos Lazar aveva sostenuto che il futuro dell’Europa sarà deciso sul confine bulgaro-turco. In conclusione, l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di rafforzare la legittimità delle nazioni.
N°89 martedì 6 dicembre 2016