Giustizie domestiche

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Un ulteriore esposto nei confronti di Marco Travaglio è stato inviato all’ordine dei giornalisti dall’avvocato ed ex parlamentare Vincenzo Palumbo, che si associa alle doglianze dei colleghi Giorgio Pizzol (ex Psi) e Marco Preioni (ex Lega Nord) in relazione a espressioni ritenute gravemente diffamatorie di recente formulate e divulgate attraverso i media. Tre sono le affermazioni su cui in particolare si appuntano le critiche.

Uno. La camera di consiglio sarà finta, perché Caliendo ha già scritto la sentenza e persino il comunicato stampa. Per la cronaca: il presidente della commissione contenziosa del senato Giacomo Caliendo ne ha poi rivendicato la piena legittimità, annunciando nel contempo che non parteciperà alla decisione.

Due. La commissione contenziosa del senato è un sedicente organo di giustizia interna, un tribunalino casa di bottega, un organo giudiziario domestico (invece la sua giurisdizione è stata ormai definitivamente riconosciuta dalle sezioni unite della cassazione). La commissione trasuda la stessa sete di vendetta e di rivalsa che aleggia nel palazzo, dunque la ricreazione è finita e tutti possono tornare alle loro arti prensili. Gli stessi ricorrenti appaiono come una banda di ladri, pronti a riprendere le loro tradizionali ruberie.

Tre. Tutti i soggetti interessati alla vicenda, ricorrenti e commissari, sono evocati con un esplicito accostamento ai boss camorristici e delinquenziali della serie televisiva Gomorra e con un malizioso richiamo alla famiglia Savastano.

Si conclude sollecitando una iniziativa dell’organo interno della disciplina giornalistica: se ciò avverrà, ne guadagnerà il prestigio del giornalismo italiano e, in definitiva, risulterà migliorato il livello della civile convivenza, che non può prescindere dal reciproco rispetto dei ruoli che ciascuno di noi si sia trovato e si trovi a rivestire nel suo percorso di vita.

l.s.b.

Nella foto: Giacomo Caliendo

Allegato: Esposto Palumbo